L'ansia è un ospite sgradito: come riconoscerlo e metterlo alla porta

L’ansia arriva così, all’improvviso, come un ospite sgradito che invade la tua privacy oppure ti avvolge lentamente, come nebbia che offusca e imprigiona il tuo vivere.

 

Molti pensano, con rassegnazione, che sia impossibile liberarsi da questo intruso, ma imparando a riconoscere i suoi passi possiamo evitare di farci cogliere di sorpresa e metterla alla porta con le dovute maniere.

 

 

Come riconoscerla?

 

L’ansia-intruso può bussare alla tua mente, insinuarsi con pensieri ossessivi e generare angoscia, dubbio, incertezza.

 

Può ad esempio rivisitare il tuo passato con pensieri ruminanti che mettono in discussione le scelte compiute, alimentando la frustrazione: nella tua testa si mescolano tutti i “se avessi fatto”, ”se avessi detto” riportando infiniti scenari trascorsi, ormai morti e sepolti.

 

Quando spazia nel futuro invece, l’ansia-intruso viaggia alla velocità della luce, si immagina contesti, parole, discorsi e si prepara scrupolosamente ad anticipare quello che dovrà succedere.

 

In entrambi i casi, rimuginare dopo o pensare prima non sono modalità d’azione funzionali al vivere “qui e ora”.

 

 

 

L’ansia-intruso può sfociare nell’evitamento, nel blocco comportamentale, nella paralisi, insomma in un circolo vizioso in cui tu diventi osservatore della vita che ti scorre davanti: prendi tempo, perdi tempo, perdi occasioni.

 

Diventi maestro nel procrastinare.

 

Hai paura di confrontarti con gli altri, temi di non essere all’altezza e preferisci isolarti nella tua torre d’avorio.

 

Oppure può trovare sollievo nella programmazione, nel controllo e tu diventi un soldato organizzato.

 

Bene, se rientri in questo schema, sei riuscito a tenere a bada la tua insicurezza con tenacia, stakanovismo, iper-attività, ma l’apparente equilibrio crolla non appena succede qualcosa di inaspettato o nel tempo libero, quando si assottigliano gli impegni.

 

Stare in compagnia di te stesso, senza produrre risultati mette a dura prova la tua autostima,

così come risolvere un imprevisto o accettare i cambiamenti.

 

 

“L’ansia-intruso non esiste, non ci sono pensieri disfunzionali, paralisi comportamentali”

 

Eppure lei si prende gioco di te e compare con sintomi psicosomatici.

Usa il tuo corpo, come una mappa geografica e ti invita a riflettere su ciò che reprimi, sul tuo finto benessere.

 

Alcuni esempi possono essere spunto di riflessione:

  • Se ti manca l’aria e ti senti soffocare e non soffri di patologie respiratorie puoi orientarti, rispondendo a semplici domande: quando mi succede? dove sono? con chi sono? cosa sto facendo? Così facendo potrai provare a capire perché ti senti in gabbia...forse un motivo c'è, il caso non esiste!!
  • Se ogni giorno, al risveglio, prima di mettere piede in ufficio sei alle prese con conati di vomito       che spariscono nel week-end devi fare i conti con il lavoro che hai scelto oppure con le difficoltà relazionali che hai incontrato nell’ambiente in cui operi.

 

Ecco, come vedi, il sintomo psicosomatico ti costringe ad essere sincero con te stesso e, se lo ascolti, puoi migliorare la qualità della tua vita.

 

 

 

Come affrontarla?

 

Se sei arrivato a questo punto, mi sembra doveroso insegnarti uno stratagemma infallibile per fare l’identikit della tua ansia.

 

Utilizza un diario di bordo, per annotare tutto quello che succede tra te e l’intruso e vedrai pian piano emergere dalle pagine maggior consapevolezza.

 

Al posto di un ansiolitico, che toglie il disagio ma non risolve le cause del disagio, potresti far uso di strategie mirate al cambiamento:

 

1) Usa la mente per costruire, non per distruggere;
2) Agisci nel presente;
3) Diventa flessibile;
4) Impara a leggere il linguaggio del corpo;
5) Migliora l’autostima.

 

Come un abito su misura, il cambiamento va modellato e confezionato per esaltare i pregi e smussare i difetti. 

 

Solo TU puoi decidere se è giunto il momento di mettere alla porta l’ospite sgradito o se preferisci subire la sua presenza.

 

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